filtri fisici VS filtri chimici

06.04.2020

I filtri solari vengono divisi in due grandi categorie: filtri fisici e filtri chimici.

FILTRI FISICI

Pigmenti opachi alla radiazione luminosa e riflettono e/o diffondono la luce ultravioletta e la radiazione visibile.
I più comuni sono: il biossido di titanio (TiO2), l’ossido di zinco (ZnO), il biossido di silicio (SiO2), il caolino, l’ossido di ferro o magnesio.
Di questi, solo il TiO2 è presente nell’allegato VI (relativo ai filtri UV autorizzati) del Nuovo Regolamento sui prodotti cosmetici; gli altri, in particolare l’ossido di zinco, sono ampiamente utilizzati in prodotti solari ma non possono essere dichiarati responsabili dell’azione filtrante.

I filtri fisici sono fotostabili, non reagiscono con i filtri organici e vengono spesso usati in associazione a questi, anche ad elevate concentrazioni, determinando un effetto sinergico che permette di raggiungere valori molto elevati di SPF. In passato, i filtri fisici, avendo una notevole consistenza solida, erano totalmente riflettenti e presentavano il problema di creare un effetto bianco all’atto dell’applicazione del prodotto solare sulla pelle; attualmente sono presenti sul mercato forme micronizzate di biossido di titanio e ossido di zinco le quali, riducendo le dimensioni delle particelle all’ordine di grandezza dei nanometri, consentono di schermare radiazioni a bassa lunghezza d’onda quali gli UV ma non la luce visibile, evitando così qualsiasi effetto bianco.

FILTRI CHIMICI
Ad oggi, i filtri chimici approvati possono essere classificati come derivati dei seguenti composti: PABA e derivanti,

cinnamati, antranilati, benzofenoni, salicilati, dibenzoilmetani, antranilati e fenil- benzimidazolsulfonati.

Sono sostanze di sintesi con una struttura chimica che consiste, in genere, di un anello aromatico e di due gruppi funzionali in grado di agire da donatori o da accettori di elettroni.

Assorbono selettivamente i raggi UV a corta lunghezza d’onda e li convertono in radiazioni a lunghezza d’onda maggiore e meno energetiche. L’energia assorbita da parte del filtro corrisponde all’energia richiesta per causarne l’eccitazione fotochimica ad uno stato di energia più alto rispetto a quello nel quale si trova; ritornando allo stato energetico iniziale, emette radiazioni di una lunghezza d’onda maggiore, non dannose per la cute.